2019: ANNO INTERNAZIONALE DELLA TAVOLA PERIODICA
di Sergio Cristallo

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Il neutrone è una particella di massa quasi identica a quella di un protone, ma con carica elettrica neutra. Non risentendo degli effetti della barriera Coulombiana, i neutroni sono i candidati migliori per la risoluzione del nostro problema. Tuttavia, negli interni stellari i neutroni esistono solo all’interno dei nuclei atomici. La forza nucleare forte infatti non permette ai neutroni di staccarsi spontaneamente da un nucleo stabile. Inoltre, poiché un eventuale neutrone libero decadrebbe rapidamente in un protone (ci vogliono circa 8 minuti), abbiamo bisogno di una sorgente di neutroni che mantenga un flusso neutronico che duri nel tempo. Infine, per poter attivare efficientemente i processi di cattura neutronica, la quantità di neutroni liberi deve essere assai consistente.
Le abbondanze degli elementi pesanti osservati nelle stelle si possono riprodurre ipotizzando l'esistenza di due soli processi di cattura neutronica: il processo di cattura neutronica lento (o processo s , dall'inglese “slow”) ed il processo di cattura neutronica veloce (o processo r , dall'inglese “rapid”). I flussi neutronici che li caratterizzano sono di circa 10 milioni di neutroni per centimetro cubico e più di 1 miliardo di miliardi di miliardi di neutroni per centimetro cubico, rispettivamente.
La teoria nucleare dei processi s ed r è ben nota da tempo, ossia da quando, nel 1957, gli scienziati Margareth e Geoffry Burbidge, insieme a William Fowler e Fred Hoyle, pubblicarono un articolo sulla rivista Reviews of Modern Physics dal titolo "Synthesis of the Elements in Stars". Questo articolo rappresenta, a tutti gli effetti, la Bibbia dell’Astrofisica Nucleare.
In Figura 9 è riportato un estratto della cosiddetta “valle di stabilità ß“, che traccia le posizioni degli isotopi stabili lungo la tavola periodica degli elementi. Nel piano (A,Z), gli isotopi stabili dei vari elementi chimici si posizionano lungo un percorso quasi rettilineo, a partire dall’atomo di idrogeno (che ha A=Z=1) sino all'atomo di piombo (A=208 e Z=83, ossia un nucleo con 208 nucleoni, di cui 83 sono protoni). In Figura 9 sono indicati esclusivamente gli isotopi stabili, mentre gli spazi vuoti sono occupati da isotopi instabili (quindi se un isotopo non è esplicitamente rappresentato, non significa che non esista!).

Figura 9: I PROCESSI DI CATTURA NEUTRONICA LENTA E VELOCE


Per fissato numero atomico (Z), al progressivo allontanarsi dagli isotopi stabili (verso sinistra, cioè per masse atomiche minori, oppure verso destra, cioè per masse atomiche maggiori), i tempi di decadimento dei vari isotopi diminuiscono sempre più, sino a raggiungere valori infinitesimi. E’ quindi intuitivo immaginarsi la valle di stabilità ß come una valle molto stretta, con gli isotopi stabili distribuiti sul fondovalle e gli isotopi instabili lungo le pareti, a diverse altezze in base al loro tempo di decadimento (sempre più rapidi a mano a mano che ci si allontana dal fondo). Di qui il nome di valle di stabilità ß.
Il processo s, costituito dalla sequenza di freccette orizzontali rosse (ognuna di esse rappresenta una cattura neutronica), avviene SEMPRE in prossimità della valle di stabilità ß. Quando un nucleo stabile cattura un neutrone creando un isotopo instabile, quest’ultimo ha il tempo di decadere nel suo isobaro stabile (ossia un nucleo stabile avente la stessa massa atomica, ma un diverso numero di protoni) prima di catturare un altro neutrone. Questi decadimenti possono essere di tipo ß+ (un protone si trasforma in un neutrone: frecce rosse verso il basso) oppure ß- (un neutrone si trasforma in un protone: frecce rosse verso l’alto).
Lungo il percorso del processo s, esistono nuclei le cui configurazioni nucleari particolarmente stabili (sono detti nuclei “magici”) fanno si che i rispettivi elementi si accumulino rispetto a quelli vicini (caselle rosse colorate). Di conseguenza, vengono a crearsi veri e propri “picchi” nella distribuzione degli elementi pesanti creati attraverso il processo s (in corrispondenza di numeri di neutroni N=50, N=82 ed N=126). Questo è illustrato in Figura 3, che mostra come il processo s presenti 3 picchi ben distinti: il primo in corrispondenza del gruppo stronzio-ittrio-zirconio (Sr-Y-Zr), il secondo del gruppo bario-lantanio-cerio-neodimio (Ba-La-Ce-Nd) ed il terzo in corrispondenza del piombo (Pb). Il processo s produce circa la metà degli elementi più pesanti del ferro presenti nell’Universo.
La restante metà è creata attraversa il processo di cattura neutronica rapido (processo r).In questo caso, attraverso una serie di catture neutroniche successive su un singolo isotopo stabile si possono produrre isotopi molto lontani dalla valle di stabilità ß (frecce orizzontali blu in Figura 9). Infatti, a causa dell’elevatissimo flusso di neutroni, infatti, i nuclei instabili appena sintetizzati non hanno il tempo di decadere e sono costretti a loro volta a catturare un neutrone. Questa successione di catture neutroniche procede sino a creare nuclei con tempi di vita infinitesimi (millesimi di secondo). A questo punto il decadimento ß è più veloce della cattura neutronica e il nucleo può decadere, aumentando la propria carica (frecce blu verso l’alto). In corrispondenza dei nuclei magici di neutroni (vedi sopra) abbiamo nuovamente l’accumulo di alcuni elementi (caselle blu colorate). Una volta terminato il flusso di neutroni, questi isotopi possono poi decadere nei relativi isobari stabili lungo la valle di stabilità . In Figura 3, di conseguenza, appaiono altri tre picchi, caratteristici del processo r: il primo in corrispondenza di selenio-bromo-kripton (Se-Br-Kr), il secondo di tellurio-iodio-xenon (Te-I-Xe) ed il terzo di iridio-platino-oro (Ir-Pt-Au). Infine, facciamo notare che anche gli elementi radioattivi terrestri con vita media molto lunga (come il torio e l'uranio) sono stati creati attraverso il processo r.
Abbiamo visto come i due processi di cattura neutronica appena descritti siano estremamente diversi. E’ strabiliante come tutti gli elementi chimici pesanti siano stati creati in condizioni così differenti e uniche (vi sono altri processi intermedi, la cui rilevanza è però decisamente trascurabile rispetto alle due componenti principali s ed r). Resta ancora un argomento da sviscerare: DOVE avvengono questi processi? Questa domanda ha tenuto occupati gli astrofisici nucleari negli ultimi 40 anni...e ancora fa passare loro notti insonni!!!
Due sono gli ambienti stellari di nostro interesse: le stelle di piccola massa durante la loro fase evolutiva di Ramo Asintotico (per il processo s) ed i sistemi binari composti da due stelle di neutroni (per il processo r).


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