Ott 29

La supernova asociale osservata con il WOT di Campo Imperatore

Uno studio guidato da Leonardo Tartaglia, ricercatore dell’INAF – Osservatorio Astronomico d’Abruzzo, analizza la radiazione emessa dalla supernova SN 2024bch e propone una spiegazione alternativa delle sue caratteristiche osservate nelle fasi iniziali, mettendo in discussione la classificazione tradizionale di queste drammatiche ma affascinanti esplosioni stellari. Il lavoro, condotto da un gruppo interamente italiano, ha importanti implicazioni nell’ambito dell’astronomia multimessaggera.

Immagine a colori della supernova SN 2024bch e della sua galassia ospite NGC 3206. Crediti: L. Tartaglia et al. / A&A 2025

Il team di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), con la partecipazione delle Università di Padova e dell’Aquila, ha analizzato per 140 giorni le proprietà della supernova SN 2024bch, esplosa a 65 milioni di anni luce da noi. Le osservazioni iniziali mostravano righe di emissione molto strette, da sempre considerate la “prova regina” di una violenta interazione tra il materiale stellare espulso (ejecta) e un denso guscio di gas circostante. Tuttavia, l’analisi ha rivelato che l’energia della supernova non derivava da questo scontro: l’esplosione si è comportata in modo “asociale”, sprigionando energia quasi esclusivamente tramite processi radioattivi tradizionali.

La campagna osservativa è stata possibile grazie a una rete di strumenti INAF, tra cui il telescopio Copernico da 182 cm e lo Schmidt da 92 cm dell’INAF di Padova ad Asiago e il Wide-field Optical Telescope (WOT) da 67/91 cm installato presso la stazione osservativa di Campo Imperatore dell’INAF d’Abruzzo. Il monitoraggio in banda ultravioletta è stato effettuato dal satellite Swift.

Diagramma schematico, non in scala, del sito dell’esplosione di SN 2024bch. La supernova è indicata dalla stella, mentre il materiale circumstellare che emette le righe strette è la regione blu. Le parabole rappresentano la luce emessa dalla supernova a diverse epoche e intercettano il mezzo circumstellare finché non raggiungono l’estremità opposta all’osservatore, circa 2,4 giorni dopo l’esplosione. Questa semplice geometria spiega in modo molto efficace l’evoluzione del transiente nell’ipotesi in cui gli ejecta non interagiscono con il mezzo. Crediti: L. Tartaglia et al. / A&A 2025

“Abbiamo applicato uno sguardo non tradizionale e privo di pregiudizi”, spiega Tartaglia, esperto di supernovae e transienti, nonché primo autore dello studio. “Per la prima volta in questo tipo di transienti, dimostriamo che il meccanismo principale è la ‘fluorescenza di Bowen’, un fenomeno noto fin dalla prima metà del XX secolo che non era mai stato preso in considerazione nello studio di oggetti simili. Il nostro scenario descrive con grande precisione tutte le fasi evolutive della supernova”.

La fluorescenza di Bowen è un’eco luminosa ad alta energia: l’intensa luce ultravioletta dell’esplosione colpisce ed eccita a distanza gli atomi del materiale circostante. Invece di scontrarsi, il gas viene illuminato dalla radiazione e il trasferimento di energia è ciò che innesca l’emissione delle righe strette osservate, descrivendo con grande precisione tutte le fasi evolutive della supernova.

La scoperta ha imposto una ricalibrazione dei modelli: non mostrando evidenza di interazione fisica, la supernova SN 2024bch non presenta le condizioni necessarie per essere considerata una sorgente di neutrini ad alta energia.

I risultati dello studio sono stati accettati per la pubblicazione sulla rivista Astronomy & Astrophysics.

Leggi il comunicato stampa su Media INAF.

In copertinaimmagine a colori della galassia ospite di SN 2024bch (la supernova è indicata in verde), ottenuta sommando tre immagini in diversi filtri, acquisite con la camera AFOSC del telescopio Copernico, presso la stazione osservativa INAF di Asiago, gestita dall’Osservatorio Astronomico di Padova. Crediti: A. Reguitti / INAF

Comments are closed.